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Patti: maltrattamenti in famiglia, condannati in primo grado, assolti in appello
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Scritto da Massimo Natoli
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Venerdì 10 Ottobre 2025 12:37
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Il collegio giudicante del Tribunale di Patti, presidente Scavuzzo, a latere Vona e Ceccon, lo scorso anno, infatti aveva condannato entrambi a cinque anni di reclusione; i giudici di primo grado andarono oltre le richieste del pm Roberta Ampolo che, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto 4 anni di reclusione. I giudici avevano disposto anche a carico dei due imputati il risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede al padre del ragazzo, costituitosi parte civile. In appello la situazione si è completamente ribaltata e anche il procuratore generale Giuseppe Lombardo, come i legali della difesa, aveva chiesto un verdetto assolutorio. La corte d’appello di Messina, presidente Sagone, a latere Orlando e Urbani, ha disposto l’assoluzione perché il fatto non sussiste, revocando anche quanto era stato disposto in sede civile. A suo tempo, quando si venne a conoscenza di questa tragica vicenda, che scosse non poco la comunità pattese, le indagini furono condotte dalla compagnia dei carabinieri di Patti e si ventilò l’ipotesi, tra le altre, che il giovane fosse stato indotto al gesto estremo da cattive compagnie. Ed è stata questa la tesi del legale della donna, l’avvocato Fabio Di Santo e del compagno, l’avvocato Eliana Raffa, i quali hanno sostenuto come quel giorno il giovane avesse subito un atto di bullismo e che questa circostanza avesse provocato una reazione tale da condurlo in avanti alla morte. Al termine del processo di primo grado gli avvocati Fabio Di Santo ed Eliana Raffa avevano preannunciato appello, confermando che non vi fossero state responsabilità a carico dei loro assistiti. I due legali avevano voluto specificare inoltre come la mamma ed il compagno avessero sempre dimostrato cura e dedizione nei confronti del ragazzo, rimasto vittima di bullismo anche alle scuole elementari e alle medie. Questo hanno confermato i due legali anche davanti ai giudici della corte d’appello di Messina, dove, con sentenza emessa ieri, è stata disposta l’assoluzione perché il fatto non sussiste. |