Patti: nelle parrocchie del Sacro Cuore e San Michele celebrata ieri la giornata di preghiera e di solidarietà per la Chiesa perseguitata e sofferente
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Scritto da Redazione   
Lunedì 26 Novembre 2018 12:42
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Le parrocchie “Sacro Cuore di Gesù” e “San Michele Arcangelo”, guidate da don Giuseppe Di Martino, hanno celebrato, con la Fondazione Pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre”, la giornata di preghiera e di solidarietà per la Chiesa perseguitata e sofferente, ospitando don Josè Mwami, sacerdote della Repubblica Democratica del Congo. Don Josè ha portato la propria testimonianza sulla Chiesa nel suo Paese “dove i cattolici sono in maggioranza e la convivenza interreligiosa non è mai stata un problema”. “Eppure – ha sottolineato il sacerdote – dal 1997 il mio Paese ha perso la sua armonia e la sua pace a causa di guerre e violenze, in particolare nella parte orientale, dove la popolazione viene martirizzata quotidianamente e ciò non si sa per mancanza di informazione da parte dei mass media”.”In questa guerra dimenticata – ha proseguito don Josè – interi villaggi vengono dati alle fiamme e gli abitanti massacrati, le donne violentate ripetutamente, i giovani rapiti e reclutati con forza nei gruppi armati, i bambini abbandonati nei villaggi. Ovunque incontriamo bambini soldato, orfani, o bimbi nati in conseguenza di uno stupro; spesso essi bussano alle porte delle nostre parrocchie per chiedere l’elemosina”. “E con nostra grande sorpresa – ha evidenziato ancora ci rendiamo conto che coloro che sfruttano i bambini lo fanno davanti a tutte le organizzazioni che normalmente dovrebbero difendere i diritti umani in generale e quelli dei bambini in particolare”. “Di fronte a tale situazione – ha aggiunto – sacerdoti, religiosi, laici, organizzano campagne di evangelizzazione, che, dopo la condivisione della Parola di Dio, riescono a sensibilizzare la popolazione contro la violenza e la povertà. E questo provoca la rabbia dei gruppi armati, per i quali i cattolici e le infrastrutture della Chiesa diventano i primi obiettivi da abbattere. Molti sacerdoti, religiosi, laici sono stati uccisi, violentati, rapiti; chiese e comunità religiose saccheggiate, le scuole bruciate. I mezzi assegnati sono limitati rispetto alla reale situazione: c’è un numero crescente di famiglie senzatetto, di chiese distrutte, di parrocchie senza libri né paramenti liturgici, di villaggi senza scuole e ospedali. I malati muoiono per mancanza di medicine: c’è tanto da fare per ridare il sorriso ai sofferenti”. “Vi assicuro – ha concluso – che, a volte, non abbiamo risposte concrete da dare a tante domande. Solo il silenzio del nostro sguardo può esprimere meglio la nostra incapacità e il nostro dolore. E spesso, con nostro stupore, alcune vittime riescono ad accettare la loro situazione e a perdonare i loro persecutori. E’ dovere di tutti sostenerli con la preghiera quotidiana, con l’informazione e la diffusione di tale informazione, spesso taciuta dai media”.




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