Patti: violenza di genere e femminicidio, al "Borghese-Faranda" la testimonianza di due mamme
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Scritto da Redazione   
Venerdì 06 Dicembre 2019 16:12
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Educare al rispetto della persona e dei diritti delle donne, contrastare gli stereotipi di genere che sono alla base di una visione errata di donne e uomini nella società: queste le parole della Dirigente, professoressa Francesca Buta, che giovedì 4 dicembre hanno aperto l‘incontro su violenza di genere e femminicidio presso l’Aula Magna dell’I.I.S. “Borghese-Faranda” di Patti. L’Istituto, continua la Dirigente, da sempre in prima linea nella promozione della conoscenza e del rispetto delle differenze, nel combattere pregiudizi e offrire modelli positivi a partire da un uso corretto e responsabile delle parole ha avuto l’onore di ospitare la signora Vera Squatrito, mamma di Giordana di Stefano, e la signora Giovanna Zizzo, mamma della piccola Laura. L’incontro si è svolto in un’aula gremita di studenti, in un’atmosfera intrisa di vita, nonostante il dolore e talvolta la rabbia tangibilmente presenti nelle parole delle due mamme. Gli Studenti e le Studentesse, in un silenzio emozionante in cui anche il respiro sembrava non voler uscire per paura di interrompere la narrazione di due storie diverse ma unite da un comune epilogo dolorosamente drammatico, ascoltavano la voce ferma, decisa, a volte interrotta dall’emozione delle due mamme che momento dopo momento hanno ripercorso il loro “calvario” con dignità, forza e coraggio. Le mamme hanno evidenziato come il loro dolore, passato attraverso varie fasi, le abbia condotte inevitabilmente verso profonde e insanabili lacerazioni dell’anima ma al tempo stesso a un preciso scopo cui aggrapparsi, una nuova vita che dedicano ai giovani e alle donne che hanno bisogno di essere accompagnate nel percorso difficile di una nuova rinascita, dopo il buio in cui sono costrette a vivere. “Il progetto che noi portiamo avanti, afferma Vera, è quello delle scuole, perché siamo due mamme che portano le voci di Laura e Giordana. Le porteremo sempre perché ci fa stare bene, per noi è una vera terapia. Così diamo un senso a qualcosa che un senso non ha. Stare a casa sarebbe una vera autodistruzione». questa affermazione, unitamente all’energia coinvolgente trasmessa da queste due donne che potevano essere le mamme di ognuno di loro, ha scosso i ragazzi e le ragazze che dai loro occhi lucidi lasciavano facilmente intuire che erano state toccate le giuste corde del cuore e tutto ciò si è amplificato guardando i video che i ragazzi stessi hanno prodotto per manifestare la loro vicinanza entrando però in punta di piedi nella tragedia che ha toccato Vera e Giovanna, con la sensibilità e la delicatezza richieste dalla drammaticità dei fatti. Ciò che ha colpito più di ogni altra cosa è stato l’amore che hanno travasato sui giovani come se loro fossero la linfa vitale da dove prendere la forza per andare avanti. “Non cadete nell’errore - ha sottolineato Giovanna Zizzo - di considerare la violenza solo come percosse, lesioni, minacce o stupro, contestualizzati in un ambiente degradato e caratterizzato da scarsa cultura o da condizioni economiche difficili: la violenza non ha alcuno schema preciso. Essa si può manifestare sotto diverse forme e in differenti contesti culturali e socio economici, sia con comportamenti palesi sia con atteggiamenti perfettamente camuffati. Un colloquio familiare tra due madri che parlano a tanti figli nei quali far rivivere chi è stato ucciso da chi invece diceva di amarli, Giordana dal suo ex fidanzato, Lauretta da chi le aveva dato la vita, il suo papà. Il flash-mob finale, il sottofondo musicale e la lettura delle poesie da parte dei ragazzi ha fatto raggiungere l’apice di un’emozione già molto intensa. Un incontro sicuramente formativo e di alto livello umano.




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