Patti: a dieci anni dalla tragedia del Rifugio del Falco
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Scritto da Pippo Moroso   
Martedì 22 Agosto 2017 11:24
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Sono trascorsi dieci anni invano dalla tragedia del Rifugio del Falco, quando in un rogo doloso persero la vita sei persone che festeggiavano il 50° compleanno del sindacalista Matteo Cucinotta.

In tutti questi anni i piromani hanno continuato ad incendiare anche questa parte di territorio nebroideo e, per ben tre volte a distanza ”programmata”, la mano crudele dell’uomo ha distrutto tutto quello che c’era da distruggere mettendo in ginocchio non solo l’ambiente, ma anche intere famiglie che hanno avuto danni ingenti nelle loro attvità artigianali, industriali, agricole e familiari. A conclusione del processo durato nove anni si è arrivati, lo scorso anno, alla determinazione che nessuno è stato colpevole di quelle morti, ma solo un evento eccezionale ha potuto mietere tante vittime e buttarne altre nella depressione e sconforto per quanto accaduto in quel pomeriggio afoso del 22 agosto del 2007. A perdere la vita furono, oltre a Matteo Cucinotta, Caterina Maffeini, Costantino Cucinotta, Cettina Scaffidi, Giuseppe Buonpensiero e Lucia Natoli. Altri avventori dell’agriturismo riuscirono a salvarsi con ustioni più o meno gravi. Chi riporta i segni indelebili di quella infausta giornata è Nino Miragliotta che è rimasto per ben 60 giorni in terapia intensiva al Cardarelli di Napoli e, ad oggi, è stato costretto a subire 30 interventi di chirurgia plastica per limitare i danni in tutta la parte superiore del corpo. ”Un muro di fuoco ci ha investito in pieno mentre cercavamo una via per la salvezza, dice sommessamente Nino Miragliotta, contabile dell’agriturismo. Davanti ai miei occhi oltre al fumo c’erano solo cadaveri, ho avuto il tempo di chiamare mia moglie che è venuta a tirarmi fuori, mentre bruciavo vivo, ed ancora oggi non so come è stata capace di tirarmi fuori da lì. La sentenza del tribunale, dice ancora, Nino Miragliotta si è molto affidata ad una perizia e quasi quasi i colpevoli siamo stati noi che ci siamo buttati nel fuoco per tentare di sopravvivere. Ancora oggi ha concluso Nino Miragliotta non riesco a passare da quelle parti nemmeno di notte, e nemmeno ieri quando sono stato invitato a recarmi sul posto non ho avuto la forza di ripercorrere quella strada, perché ancora oggi nella mia mente è viva la morte non solo degli avventori di quel locale ma anche moralmente e fisicamente mia che riesco ad andare avanti solo con il conforto degli affetti familiari.”