Patti: oggi, nel Santuario di Tindari, la commemorazione del Vescovo Mons. Giuseppe Pullano, a 40 anni dalla morte
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Scritto da Giancarlo D'Amico   
Giovedì 30 Novembre 2017 09:21
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Mons. Giuseppe Pullano è sempre vivo nella memoria di chi lo ha conosciuto anche se sono passati già 40 anni dalla sua morte, avvenuta la sera del 30 novembre 1977. L'ultimo Vescovo defunto di Patti sarà commemorato oggi alle ore 17, nel Santuario di Tindari, durante la Santa Messa presieduta dal vescovo Mons. Guglielmo Giombanco con i Presbiteri della diocesi.


Mons. Giuseppe Pullano, vescovo di Patti, dal forte temperamento, dinamico, attivo, in 24 anni di episcopato, non risparmiò le proprie energie, guidando con la parola e con l’esempio l’amata Chiesa di Patti.
Mons. Pullano aveva ben chiara una convinzione: se si vuole rimanere nell’amore di Dio bisogna osservare i suoi comandamenti. Questa concezione è stata una costante dell’esperienza personale e del magistero di mons. Pullano fino all’ultimo; egli stesso soffriva quando sentiva che si veniva meno a questa obbedienza e fedeltà. L’amore a Dio, per il vescovo Pullano, non era e non poteva essere fatto di parole e di pii sentimenti ma di osservanza della Legge di Dio, cioè di una volontà di amore, di bene, di gioia verso tutti. La passione per le anime fece di mons. Pullano uno zelante maestro della pastorale vocazionale.
In lui l’amore alla Chiesa si fece attenzione ed impegno per le vocazioni e per la formazione dei sacerdoti. Le difficoltà e le incomprensioni non hanno mai rallentato la sua ascesa verso l’Assoluto; su ogni calcolo egoistico e temporale ha sempre prevalso la fiducia nella Provvidenza. Mons. Pullano amò profondamente il suo sacerdozio; lo visse con coerenza, ne esaltò la grandezza nel popolo di Dio. Ripeteva spesso che la Chiesa, per svolgere la sua missione, ha bisogno di sacerdoti “numerosi e santi”, “secondo il Cuore di Dio”.
Alla preghiera per le vocazioni congiunse un’attenzione concreta ai bisogni spirituali e materiali dei Sacerdoti e dei Seminaristi. «L’Osservatore Romano», quotidiano della Santa Sede, così parlava del vescovo Pullano in un articolo pubblicato il 30 dicembre 1977: “Mons. Giuseppe Pullano ha preso parte con grande impegno alla celebrazione del Concilio Vaticano II, adoperandosi per la sua fedele attuazione nella diocesi di Patti; a questo riguardo mons. Pullano si può definire il «vescovo del discernimento»: richiamava continuamente a saper discernere ciò che era stato detto al Concilio da tutte le voci che si portano avanti solo per prurito di novità (…). La presenza cristiana nel mondo del lavoro è stata sempre avvertita da mons. Pullano nell’intento di non far mancare ai lavoratori la luce del Vangelo, l’unica capace di realizzare un’autentica promozione umana e sociale. Uno degli ultimi atti del suo ministero è stata la partecipazione al secondo congresso provinciale del Movimento Cristiano Lavoratori, ai quali aveva rivolto la sua calda ed appassionata parola (…). Il suo lavoro pastorale per la crescita della comunità diocesana è stato incessante e logorante: quattro visite pastorali in tutte le parrocchie della diocesi, oltre le visite frequenti e i contatti vari con tutti. La sua porta era sempre aperta per accogliere e servire tutti”. Il vescovo Pullano ha posto la sua attività pastorale e quella delle Suore Speranzine da lui fondate, sotto l’intensa protezione di Maria e a lei ha sempre guardato come a modello nello svolgimento del suo programma pastorale. Mons. Pullano si è sempre distinto per essere stato, con Maria, pellegrino nella fede e servo nell’amore. Quando la sera del 30 novembre 1977, in Sant’Elia di Catanzaro, la morte lo colse improvvisamente aprendogli i sentieri del cielo, poteva ben dire di aver attuato in pieno le parole di San Paolo che aveva scelto come guida e programma presentandosi ai fedeli della diocesi: “Ben volentieri darò tutto, anzi darò me stesso per le vostre anime”. Non si era risparmiato, consapevole non soltanto a parole che la vita di un cristiano, ma soprattutto quella di un sacerdote e di un Vescovo, acquista valore davanti a Dio e agli uomini solo se è intesa come un servizio ed è vissuta nella carità e nell’amore degli altri.