La Sicilia attende Papa Francesco
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Scritto da Giancarlo D'Amico   
Giovedì 13 Settembre 2018 17:42
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La Visita apostolica di Papa Francesco in Sicilia avrà inizio a Piazza Armerina. Arriverà in elicottero, sabato 15 settembre 2018, alle ore 8.30 al Campo Sant'Ippolito. Ad accoglierlo le autorità religiose, civili e militari. Immediatamente dopo il trasferimento in piazza Falcone e Borsellino, dove, alle ore 9, il Pontefice incontrerà i fedeli. Un'ora dopo la partenza in elicottero, ancora dal Campo Sant'Ippolito, alla volta di Palermo, dove arriverà al porto alle ore 10.45. Alle 11.15, al Foro Italico, la Celebrazione eucaristica nel 25° anniversario del martirio del Beato Pino Puglisi (diretta su Raiuno, Telepace, Tv 2000). Poi il pranzo alla Missione Speranza e Carità e l'incontro con gli ospiti della struttura fondata da Biagio Conte, con il menu che prevede: fettine di pane con l'olio, olive condite, formaggio a tocchetti, caponata, poi insalata di riso, tabulè, per secondo petto di pollo panato alla siciliana, insalata mista, sorbetto di limone, pasticcini e cannolicchi, preparato da 26 persone, tra volontari e ospiti, di varie nazionalità della missione Speranza e Carità, coordinati da Antonino Lo Coco. Nella sala col Pontefice vi saranno 150 persone mentre altre 1.350 circa saranno nei tavoli nelle aree attigue. Alle ore 15, Papa Francesco raggiungerà la parrocchia San Gaetano, dove operò don Pino Puglisi, e i luoghi del suo martirio. Nel pomeriggio due incontri: in cattedrale, alle 15.30, con il clero, i religiosi e i seminaristi e alle 17, in Piazza Politeama, con i giovani a conclusione del loro Incontro regionale; saranno una settantina i giovani della nostra diocesi che saranno presenti all'incontro con il Papa insieme a don Giuseppe Di Martino, Direttore del Servizio diocesano di Pastorale giovanile.

"Il Papa viene per scuotere gli animi, a provocare nelle persone un grande desiderio di cambiamento". Così mons. Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina, dice della gioia e dell'attesa per la Visita apostolica di Papa Francesco. Sabato 15 settembre 2018 sarà una data storica: lo stesso presule, in una intervista rilasciata al Sir, parla di visita "inusitata", di una "attenzione" del Pontefice che è "già in sé stessa motivo di conversione. È da qui che bisogna cambiare - dice mons. Gisana -, dal rinnovamento delle nostre relazioni, imparando ad essere più attenti, proprio come il Papa, alle periferie delle esistenze.  Il monito, che ci sopraggiunge, si lega propriamente a questa misura alta del vangelo, secondo cui quello che conta nella vita cristiana è l’attenzione ai piccoli del Regno di Dio". Il vescovo evidenzia la necessità di una "conversione che produca scelte concrete di inversione di rotta: il coraggio di mettersi in gioco non è così scontato. Eppure nell’attesa della gente  - aggiunge mons. Gisana - si scorge la voglia di superare le molteplici paure che nel tempo hanno segnato comportamenti inetti e pavidi. Si può dire che l’entusiasmo nasce da questa grande speranza: dalla consapevolezza che l’incontro con il Papa potrà mutare qualcosa nelle scelte di fondo".
 
 
Uno dei temi della visita pastorale di Papa Francesco a Palermo, sabato 15 settembre, “sarà quello dei migranti”. Lo ha detto mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, il quale, in attesa di accogliere Papa Francesco, nei giorni scorsi è stato ricevuto in udienza privata dal Pontefice. In città i preparativi stanno per concludersi. Sul prato del Foro Italico è stato già allestito il palco sul quale il Papa presiederà la messa. È lo stesso luogo in cui la celebrò otto anni fa Benedetto XVI. Allora, il Papa emerito definì la mafia “strada di morte, incompatibile con il Vangelo”, adesso Francesco volgerà lo sguardo anche a un’altra emergenza che riguarda l’attualità e la Sicilia: le migrazioni. “L’unica via è quella dell’incontro – afferma mons. Lorefice -. Dobbiamo custodire un cuore umano. L’uomo è immagine di Dio e come tale porta in sé l’unico richiamo a essere rispettato e accolto, a maggior ragione se questo volto è sfigurato dalla sofferenza e dall’oppressione che, molte volte, siamo stati noi occidentali a creare, a fomentare”.