Patti: la nostra comunità piange la scomparsa del carissimo Turi Benedetti
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Scritto da Giancarlo D'Amico   
Lunedì 16 Settembre 2019 22:14
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Una notizia che la sera di domenica 15 Settembre, festa della Madonna Addolorata, ha scosso la nostra comunità pattese: il carissimo Turi Benedetti, non ce l'ha fatta e dopo poco più di un mese da quando gli era stato diagnosticato un male che non perdona, ha concluso, la sua esistenza terrena all'età di 73 anni. Si è congedato da noi, come era suo carattere, in silenzio, come se non volesse disturbare nessuno, circondato dall'affetto dei suoi familiari che lo hanno immensamente amato, specialmente le sorelle Nunzia, Anna e Caterina, i fratelli Tindaro, Pippo e Giovannino, il cognato Gianni Milone, gli adorati nipoti Alessia, Francesca, Silvia e Francesco e i pronipoti. Turi aveva una spiccata sensibilità per le ferite dell’umanità, soprattutto per quelle che lui definiva le nuove povertà, e quindi le disabilità fisiche e psichiche, quel che rimane è il suo spendersi per gli altri senza pensare a se stesso. Turi è stato un uomo tenace e audace, ha sempre trovato il coraggio di osare, anche nella ribellione, nella non-conformità al modo comune di pensare e di agire. E la tenacia è stata in lui virtù di perseveranza, perché ha sempre saputo raggiungere gli obiettivi che si prefiggeva. Come non ricordare gli anni trascorsi nel volontariato Avulss e specialmente il suo servizio alla Caritas della diocesi di Patti; proprio in quell'incarico di collaboratore fu audace nella progettazione del bene e delle vie per operare il bene, e tenace nel modo di perseguirlo, premurandosi a servire, a cercare contributi e collaborazioni per le opere caritative. Sobrio ed essenziale nel portamento; scevro da formalismi, originale nello stile, ma soprattutto di indole buona e discreta. Saggio ed arguto nell’interpretare situazioni e cose, disponibile. Parole opportune al tempo giusto, a volte anche forti quando doveva spronare i vertici della struttura caritativa per essere sempre al passo con i tempi ed a fianco dei sofferenti. Bastava uno sguardo per comunicare quanto era nel suo cuore; il sorriso ironico e la giovialità, le battute, i lunghi silenzi. Custodiva tutto dentro e non si dava mai per vinto: perfino davanti alla breve malattia, vivendo quest'ultima prova della sofferenza e del dolore come sanno viverla solo pochi: ora in silenzio, ora nel pianto, ma anche nell'invocazione fiduciosa e piena di speranza. Turi della Chiesa amava parlare con il cuore di un uomo lealmente e spontaneamente: la voleva incarnata, estroversa, meno ripiegata su se stessa. Ma pur amandola non mancava di esprimere osservazioni sofferte proprie di chi ne ha sposato la causa. La serviva e nello stesso tempo l’amava. L’amava, perché amava Gesù Cristo. Tutto accettava per amore suo ed i tanti sacerdoti che sono venuti in contatto con lui lo possono testimoniare senza ombra dii dubbio. Turi è stato un uomo capace di trattenersi anche a lungo nella camera del suo cuore, in dialogo con il suo Signore. Quante volte lo si vedeva nella Chiesetta di Santa Rosa per il turno di Adorazione Eucaristica settimanale, per sostituirsi ad altri fedeli che, a volte, erano impediti ad ottemperare il proprio turno, oppure al di là della tabella programmata, amava cercare il Signore nella preghiera e nei più poveri, negli ultimi e nei bisognosi. Così Turi ha vissuto. Così è ritornato a Dio. Senza forzature, con una voglia di riscatto, ma anche di abbandono, fiducioso nel suo Signore, sempre desideroso di nutrirsi del suo Corpo fino all’ultimo. Credo che tutti nella vita abbiamo avuto la fortuna di incontrare persone buone come Turi, con le quali si sta volentieri, accoglienti, che, se possono farti un favore te lo fanno, anche a costo di sacrifici, rinunciando anche ad ore di riposo. Per nostra fortuna in Paradiso non entrano le cose che solitamente quaggiù si pensa facciano grande una vita. Di là porteremo solo il bene compiuto, fosse anche un bicchiere di acqua fresca dato ad un fratello – dice il Signore – “te lo restituirò”. E di qua, saremo ricordati per il bene che abbiamo voluto. Per il bene che Turi ha compiuto, specie quello rimasto nascosto agli occhi degli uomini, il Signore, giusto e misericordioso gradisce, gli doni la ricompensa e lo accolga nella sua casa. E così, la sera di domenica 15 settembre, mentre a Patti Marina si concludeva la processione della Madonna Addolorata, Turi (anche se ha aspettato, ma inutilmente, il gesto di riconciliazione da parte di qualcuno che, in questo particolare momento, non ha recepito la necessità di "correre" al suo capezzale per abbracciarlo) si è spento serenamente nelle braccia del Padre delle misericordie. E quando il Cristo Crocifisso e Risorto, mostrandogli le sue piaghe, gli dirà: «Avevo fame, avevo sete, ero nudo, malato, carcerato, straniero», troverà in lui la pronta risposta: «Te Signore ho cercato, Te Signore ho servito, Te Signore ho amato in questi poveri nostri fratelli». Ciao, carissimo amico fraterno Turi; la nostra comunità pattese, civile ed ecclesiale, perde un punto di riferimento, umanamente parlando, ma "guadagna" un intercessore in Cielo che dinanzi al Signore ed a Santa Febronia (verso la quale nutriva una devozione specialissima) prega per la sua amata Patti.

I funerali di Turi saranno celebrati nella Basilica Cattedrale di Patti martedì 17 settembre alle ore 10. Nel numero di Ottobre de "In Cammino", in edicola sabato 12, ricorderemo l'amico Turi.