Patti: alle prossime Amministrative votare secondo coscienza!
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Scritto da Giancarlo D'Amico   
Martedì 28 Settembre 2021 11:48
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Ascolta la voce della tua coscienza e non dare ascolto alle tante sirene ammaliatrici che cominciano a popolare le piazze della nostra Patti, (stavolta senza stringere mani, a causa delle limitazioni dovute alla pandemia) e dando pacche sulle spalle e che in questi  giorni  «bersaglieranno» i cittadini per telefono o per messaggi per chiedere il voto e promettendo chissà quali benefici. Le prossime elezioni amministrative del 10 e 11 Ottobre interpellano tutti e ciascuno come uomini e come cittadini. Ci sono momenti – e il nostro è uno di questi – in cui la coscienza deve prepararsi a scegliere tra la resistenza o la resa; ma una autentica coscienza morale, che i cittadini pattesi sicuramente possiedono, dovrebbe ribellarsi energicamente a tutto ciò che è negativo. È necessario e bello lottare per la verità; qui sta la dignità dell’uomo e la sua vera grandezza! Sì, perché l’uomo è fatto per la verità e non per la menzogna! Il cristiano sa che la lotta per la verità ha un valore per se stessa, a prescindere dai risultati, e si lascia spronare e incoraggiare dall’esempio di Cristo, che rese testimonianza alla verità proprio nell’ora delle tenebre, quando trionfavano la menzogna e la violenza. Cittadini pattesi, dobbiamo essere coerenti prima di tutto con noi stessi; questa è una sfida che interpella la coscienza. Se autentica, non permette a nessuno di essere pavido, timoroso, arrendevole di fronte alla prepotenza, all’inganno, al ricatto elettorale, (speriamo che, una volta per tutte, siano terminati i tempi in cui imperversavano i buoni-benzina o le banconote tagliate a metà etc.). Non ci è lecito assopirci moralmente! Quella che stiamo vivendo è un’epoca che sollecita ciascuno ad assumere i propri doveri, ad essere coerente con i veri valori della vita. La nostra è l’ora della vigilanza! E per vivere questa vigilanza, è necessario che ciascuno difenda la libertà di essere se stesso e non perda l’abitudine a pensare con la propria testa, anche se  questa stessa abitudine può essere giudicata provocatoria da chi ritiene che il potere politico si estenda fin sulle menti e sulle coscienze. Ci sono, infatti, dei giorni in cui ogni cristiano e ogni persona deve sentirsi chiamato a non lasciarsi assimilare, a non cedere, bensì ad assumere le proprie responsabilità. E questo nella convinzione che nella resistenza delle coscienze sta la speranza che la dignità e la libertà della persona umana sopravvivano e vincano. Non dobbiamo mai dimenticare che Dio, creatore e giudice, è il difensore e il garante della vita di tutti e di ciascuno. Non dimentichiamo che, se si prescinde da ogni riferimento religioso e da ogni etica superiore, si apre la porta al relativismo morale, al liberismo senza freni, al dispotismo assoluto, al proliferare dei poteri massonici, alla manipolazione più radicale dell’uomo, al condizionamento e alla pressione psicologica. Sì, se non si riconosce l’esistenza di Dio “padre” dell’uomo, l’uomo si fa “padrone” e “despota” dell’altro uomo. Se si smarrisce il senso di Dio, si smarrisce pure il senso dell’uomo, della sua dignità e del valore della sua vita: la natura, la stessa natura umana, è ridotta a puro “materiale” soggetto a tutte le manipolazioni; la cosiddetta “qualità della vita” è interpretata in chiave puramente materiale; la sofferenza viene “censurata”, respinta come inutile, anzi combattuta come male da evitare sempre e comunque». Ancora: il corpo umano è ridotto a pura materialità, da usare secondo criteri di mera godibilità ed efficienza; la sessualità diventa sempre più occasione e strumento di affermazione del proprio io e di soddisfazione egoistica dei propri desideri e istinti; l’altro è apprezzato non per quello che “è”, ma per quello che “ha, fa e rende” e, in tal modo, i primi a farne le spese sono la donna, il bambino, il malato o sofferente, l’anziano. Tutto questo, a livello sociale e culturale, porta al diffondersi di comportamenti contrari alla vita, anzi alimenta una vera e propria “congiura contro la vita”. Così la stessa convivenza sociale viene profondamente deformata e si avventura nelle sabbie mobili di un relativismo totale, nel quale tutto – anche il fondamentale e nativo diritto alla vita – diventa convenzionabile e negoziabile. Di questo dobbiamo tenerne conto nella scelta di chi sarà chiamato a rappresentarci alla guida della città. Dobbiamo esigere – a cominciare da chi ha più dirette responsabilità per la cosa pubblica –  che la crescita di Patti sia caratterizzata da uno stile di dedizione e di servizio, uno stile, cioè, fatto di amore e di disinteresse; di concreta disponibilità a perdere se stessi, il proprio tempo e le proprie cose; di rifiuto a subordinare il bene generale a quello particolare, senza cercare un indebito vantaggio economico, sociale e politico per se stesso, la propria famiglia, il proprio gruppo di appartenenza. La coscienza chiede a ciascuno anche coerenza e onestà; coerenza con i valori da incarnare nelle opere e nella vita; onestà per evitare ogni atteggiamento scorretto, nonostante possa tornare di immediato vantaggio: anche in politica, il fine non giustifica i mezzi! La coscienza, infine, chiede a ciascuno di riconoscere che alcuni comportamenti rimangono comunque immorali, perché contrastano intrinsecamente con la dignità umana e con la nobiltà dell’azione politica, che è e deve essere azione eminentemente umana. La veridicità nei rapporti tra chi amministra e chi è amministrato, la trasparenza nella pubblica amministrazione, l’imparzialità nel servizio della cosa pubblica, il rispetto dei diritti degli avversari politici, la tutela dei diritti degli accusati contro processi e condanne sommarie, l’uso giusto e onesto del pubblico denaro, il rifiuto di mezzi equivoci o illeciti per conquistare, mantenere e aumentare ad ogni costo il potere, soprattutto politico, sono principi che trovano la loro radice prima nel valore trascendente della persona e nelle esigenze morali oggettive di funzionamento di una città. I tanti candidati (a sindaco o consigliere comunale) devono vivere l’impegno sociale e politico con senso di responsabilità! Per questo, gli impegnati in campo politico non si accontentino di rispondere solo – come peraltro è doveroso – alle richieste dei propri elettori, ma rimangano sempre soggetti all’istanza e all’urgenza di rispondere alla propria coscienza. In politica, prima che al popolo, occorre rispondere a se stessi, anzi a Dio; occorre mettersi al servizio del progetto di Dio sull’uomo e sul mondo. L’impegno sociale e politico, per essere degno di questo nome, deve sempre rispettare l’ordine morale e, più radicalmente, la verità dell’uomo!  Diffidiamo di chi dirà, a parole, di  possedere una grande sensibilità per il bene comune!  Non si può dimenticare chi, in passato, non è stato capace di un impegno serio, favorendo soltanto favori a destra e a manca, che, in alcuni casi, erano diritti per chi li riceveva, e doveri per chi li elargiva. Cari candidati, andatevi a leggere l’enciclica Centesimus annus di san Giovanni Paolo II dove, fra l’altro, si afferma che «se non esiste nessuna verità ultima la quale guida ed orienta l’azione politica, allora le idee e le convinzioni possono esser facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia» (n. 46).
Cari futuri amministratori pattesi, ricordatevi che il Signore (che ci crediate o no) giudicherà con giustizia! Dio, nella sua santità, non è indifferente di fronte al bene e al male. Non tollera l’empietà, la corruzione e l’ingiustizia. Presso di lui avrà dimora, pace, beatitudine «chi – come scrive il profeta Isaia – cammina nella giustizia e parla con lealtà, chi rigetta un guadagno frutto di angherie, scuote le mani per non accettare regali, si tura gli orecchi per non udire fatti di sangue e chiude gli occhi per non vedere il male».