Patti: la Messa Crismale celebrata stamattina nel Santuario di Tindari
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Scritto da Giancarlo D'Amico   
Giovedì 14 Aprile 2022 12:40
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Alle ore 9.30 di questa mattina, ricorrenza del Giovedì Santo, il Vescovo di Patti, mons. Guglielmo Giombanco, ha presieduto, nella Basilica Santuario di Tindari, la Santa Messa Crismale, Liturgia che si celebra in questo giorno in tutte le Chiese Cattedrali.

La Messa del Crisma è stata concelebrata dal Vescovo Guglielmo con mons. Carmelo Ferraro, Arcivescovo emerito di Agrigento (che fu Vescovo di Patti dal 1978 al 1988), i Presbiteri diocesani e quelli venuti da fuori diocesi.

Nel corso della Celebrazione Eucaristica, i sacerdoti hanno rinnovato le promesse fatte al momento della Sacra Ordinazione; quindi ha avuto luogo la benedizione dell’Olio degli Infermi, dell’Olio dei Catecumeni e del Crisma; una parte dell’olio è stata donata dalla Polizia di Stato insieme all’Associazione Quarto Savona con olio ricavato dagli ulivi che crescono nel Giardino della Memoria sorto nel luogo della strage di Capaci. All'offertorio alcune persone provenienti dall'Ucraina, accolte nella nostra città tramite la Caritas diocesana, hanno recato all'Altare i doni per il sacrificio.

Pubblichiamo di seguito l’Omelia che il Vescovo Guglielmo ha pronunciato dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

 

Venerata e cara Eccellenza Mons. Carmelo Ferraro,

Carissimi Confratelli Presbiteri, Consacrate, Seminaristi,

Gentili Autorità e fratelli e sorelle nel Signore.

1. Con la gioia nel cuore e con tanta gratitudine al Signore, particolarmente noi presbiteri, ci ritroviamo attorno a quest’altare per vivere la feconda esperienza di fraternità e per meditare sui doni del sacerdozio e dell’eucaristia; doni che caratterizzano la nostra vita di tutti i giorni. In questa celebrazione si ravviva in noi la coscienza di essere, insieme alle con­sa­crate, ai fratelli e sorelle laici, popolo sacerdotale rivolto al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito santo. Tali ci ha resi Cristo Signore, il quale – ci ha ricordato il libro dell’Apocalisse –   ha fatto di noi «un regno di sacerdoti per il suo Padre Dio».

2. Nella comunione presbiterale sentiamo particolarmente presente Mons. Ignazio Zambito che, ancora una volta, ringrazio insieme a Lei caro Vescovo Carmelo per i semi di beni seminati nei solchi della storia del cammino della nostra amata Chiesa di Patti. Ricordiamo con affetto anche i confratelli che dal Giovedì santo scorso ad oggi sono stati chiamati a celebrare la liturgia del cielo nella pienezza della vita: don Antonino Gregorio Tenente, Mons. Rosario Giordano, Mons. Giovanni Orlando e don Carmelo Catalano la memoria grata, della loro vita e del loro ministero, è in benedizione orante.

            3. In questo giorno ricco di significati e di sentimenti rinnoviamo le promesse sa­cer­do­ta­li. Con questo gesto vogliamo confermare la nostra fedeltà a Cristo e la nostra donazione alla Chiesa.  Lo compiamo volgendo il nostro sguardo, con una tensione interiore più viva, a Colui che questa Liturgia ci fa riconoscere come il consacrato del Padre con l’unzione dello Spirito: Cristo Gesù, fonte e rifermento, ragione e senso pieno del nostro sacerdozio.

Gli Olii che tra poco saranno benedetti significano l’unzione penetrante e trasformante dello Spirito che ci fa figli nel Battesimo, ci rafforza e conferma nella Confermazione e ci consacra popolo sacerdotale. Così dal Capo si diffonde in tutte le membra della Chiesa e si espande nel mondo il buon odore di Cristo. Quest’anno, una parte dell’olio, è stata donata dalla Polizia di Stato insieme all’Associazione Quarto Savona; olio ricavato dagli ulivi che crescono nel giardino sorto nel luogo della strage di Capaci di cui quest’anno ricorre il 30° anniversario. Quest’olio è segno di redenzione e di speranza cristiana fecondata in un terreno bagnato dal sangue. Ringrazio, il Questore di Palermo, il Dirigente del Commissario di Patti e i rappresentati della Polizia di Stato, per questo dono e per la loro presenza. Saluto con affetto i fratelli e sorelle provenienti dall’Ucraina e accolti in diocesi. Pensiamo a questi nostri fratelli che soffrono in quella terra segnata dal dolore, dall’ingiusta e dalla violenza e dove ancora scorre tanto sangue; una guerra che provoca solo morte e distruzione. Sosteniamo questi nostri fratelli con la solidarietà generosa e preghiamo perché presto cessi questa immane tragedia e trionfi la pace.

4. Questa mattina, ancora una volta vogliamo meditare sulla nostra identità e missione di presbiteri e lo facciamo anzitutto rivolgendo la nostra attenzione interiore ai due testi di Isaia e del Vangelo di Luca dove, attraverso le parole del profeta, possiamo contemplare Colui che è consacrato per mezzo dello Spirito e inviato ad annunciare il Regno del Padre. Isaia presenta l’unto del Signore inviato a proclamare la liberazione al popolo e la consolazione. Le parole del profeta prefigurano la missione del Messia e Signore pieno di Spirito santo. Tutta la missione di Gesù è vista, sin dalle prefigurazioni profetiche dell’Antico Testamento, come missione compiuta nello Spirito, come manifestazione regale di potenza attraverso il giudizio escatologico contro l’iniquità e il male, come annuncio profetico perché il Messia con il suo sacrificio donerà pace e salvezza.

Consacrato dallo Spirito il Servo reca la lieta notizia di un anno di grazia da parte del Signore, un anno di favore divino che si attua mediante la liberazione da ogni male e la consolazione degli afflitti, il cui cuore spezzato è ora allietato dal canto della lode.

5. Le parole di Isaia troveranno conferma secoli dopo nella Sinagoga di Nazaret; Gesù proclama e annuncia il compimento delle parole del profeta con la sua vita e la sua missione in atto: «Oggi si è adempiuta questa scrittura e gli occhi di tutti erano fissi su di lui». L’oggi non è soltanto una nota cronologica riguardante Gesù, ma è la novità della Sua persona e dell’azione salvifica che inizia con Lui e si prolunga nel tempo della Chiesa. Il divenire della Chiesa, infatti, è un muoversi in Lui e sempre verso di Lui in un dialogo eterno di amore e di grazia.  Gesù dichiara di essere inviato per realizzare due compiti: evangelizzare i poveri e proclamare l’anno di grazia del Signore.

La missione di Gesù servo si attualizza e si rinnova continuamente nella Chiesa e nella storia attraverso il ministero sacerdotale a cui siamo stati chiamati. Anche noi siamo stati unti dallo Spirito e consacrati dal Signore. Unzione e consacrazione esprimono la piena appartenenza al Signore: «voi siete chiamati sacerdoti del Signore». Apparteniamo a Lui per essere segno concreto e visibile della Sua presenza nella storia; una missione grande che richiede ogni giorno coerenza e fedeltà al dono ricevuto. Consacrati per essere inviati sulle strade del mondo a fasciare le ferite, a consolare gli afflitti, a portare la gioia, a dare le veste di lode anziché di lutto. La nostra missione, in tempo segnato da forti contraddizioni e privo di speranza a causa dei tanti focolai di morte, è riaccendere nel cuore degli uomini e delle donne la fiducia e la speranza. Mai dobbiamo essere motivo di tristezza, di sofferenza, di distanza; dobbiamo invece rendere vicina la presenza di Cristo che sempre apre nuovi cammini di vita nei deserti esistenziali: questa è la lieta notizia che dobbiamo diffondere.

6. Carissimi Confratelli noi siamo:

unti perché la nostra vita si impregni di Cristo;

consacrati perché apparteniamo al Signore;

inviati per continuare nella storia la Sua opera di amore e di servizio.

Questa è la nostra missione, la ragione del nostro vivere e operare, il segreto della fecondità del nostro sacerdozio. Tutto ciò lo possiamo realizzare se permettiamo all’unzione dello Spirito di penetrare nei nostri cuori con la certezza che Colui che unge ed invia sostiene il nostro cammino con il Suo amore e la Sua fedeltà come abbiamo cantato con il Salmo: «la mia fedeltà e il mio amore saranno sempre con lui». Ogni nostro atto di ministero deve essere un gesto di amore che trasforma la cenere della tristezza e del dolore in canto di letizia. Donare la vita per amore, consolare chi soffre, proclamare la grazia del Signore sono i gesti più belli e più efficaci del nostro ministero perché rivelano un’umanità unta dallo Spirito di amore.

7. In questo anno stiamo vivendo in comunione con tutta la Chiesa l’esperienza del cammino sinodale, che ci chiede di camminare insieme verso il Signore sotto la guida dello Spirito. Abbiamo vissuto momenti di ascolto e di dialogo nelle comunità parrocchiali, nei gruppi ecclesiali e negli incontri di vicariato e tutti: presbiteri, consacrati e laici abbiamo percepito quanto sia urgente la scelta di un cammino di conversione comunitaria che ci chiede di aprirci all’inatteso di Dio; abbiamo avvertito la necessita di quanto sia necessario ascoltarci gli uni con altri per giungere ad una vera trasformazione interiore. Un tempo che deve aiutarci a riscoprire la bellezza di essere di popolo di Dio in cammino dove tutti i battezzati vivano l’appartenenza alla Chiesa nello stile della partecipazione e della responsabilità ecclesiale perché tutti chiamati, pervasi dallo Spirito e inviati. Questo evento di Chiesa è un’opportunità da accogliere ed attuare con spirito di fede e con sincera umiltà personale e comunitaria.

8. A tutti: Presbiteri, consacrate, fedeli laici rinnovo la mia profonda gratitudine per il dono della vostra presenza e per i vari servizi e ministeri svolti nella nostra Chiesa, orientati a testimoniare la perenne validità del Vangelo al mondo d’oggi. In tale contesto sono lieto di annunciare che dopo la solennità di Pasqua inizieremo nella nostra Chiesa la prima fase del cammino formativo per il diaconato permanente che prevede un tempo di discernimento vocazionale di coloro che chiedono di iniziare tale cammino. Il ministero del diaconato è necessario alla Chiesa perché mantiene viva in essa la diaconia della carità e del servizio ad imitazione di Colui che è venuto per amare e servire. Dobbiamo tutti avere la consapevolezza che ogni vocazione nasce nel contesto della comunità ecclesiale e presuppone un cammino di fede; quindi il discernimento non è solo personale, ma anche comunitario.

Profonda gratitudine voglio esprimere in particolare ai confratelli presbiteri che quest’anno celebrano i giubilei sacerdotali: 25° don Enzo Caruso e don Gino Fichera; 50° don Antonino Mastrolembo e don Salvatore Miracola e il 60° don Angelo Costanzo e ad altri confratelli che celebrano ricorrenze significative. Per la prima volta concelebra con noi don Antonio Lo Presti che ho avuto la gioia di ordinare presbitero lo scorso 10 luglio. A tutti va un grazie affettuoso, un augurio sincero; per tutti la nostra preghiera, segno di fraternità e di comunione.

In questo momento di comunione e di vera fraternità non possiamo non rivolgere il pensiero ai confratelli che tanto avrebbero desiderato concelebrare con noi se non fossero stati impediti da malattie. L’offerta della loro sofferenza è un ulteriore atto di amore alla Chiesa e una singolare testimonianza di docilità agli imperscrutabili disegni di Dio. La nostra preghiera e la nostra vicinanza affettuosa siano per loro sostegno e incoraggiamento.

            9. Desidero anche rivolgere un pensiero affettuoso alla Comunità del Seminario diocesano augurando ai cari seminaristi di vivere con gioia e generosità il cammino di formazione al sacerdozio impegnandosi ogni giorno a diventare tessitori di comunione per il bene della Chiesa. Giovedì prossimo 20 aprile avrò la gioia di conferire il ministero dell’accolitato a tre seminaristi: Giuseppe Vivaldi, Salvatore Montagno Cappuccinello e Nuccio Patti. Accompagniamo questi seminaristi con la preghiera e sosteniamoli con il nostro affetto.

Alla Vergine Maria, madre di Gesù e dei sacerdoti, presente al Cenacolo nell’ora natalizia della Chiesa affidiamo il nostro cammino ecclesiale e con la sua intercessione materna ci ottenga i doni necessari per crescere nella fede e per fare della nostra vita un dono di amore a Cristo e ai fratelli. Amen!