Oggi, 13 Luglio, la Chiesa celebra la XV Domenica del tempo ordinario |
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Scritto da Giancarlo D'Amico
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Domenica 13 Luglio 2025 07:06 |

La Parola di Dio di questa XV domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico ci immerge nel centro e cuore dell'intero messaggio cristiano, che è messaggio d'amore verso Dio e verso gli uomini.
La parabola del buon Samaritano che ascoltiamo oggi nel testo del Vangelo di Luca ci dice tutta l'ampiezza e la profondità di questo amore che dobbiamo praticare ed attuare soprattutto quando gli altri hanno maggiori bisogni e necessità, ovvero nel momento dell'emergenza, ma anche nella quotidianità. E' una delle parabole più citate e commentate del Vangelo, in quanto ci presenta i possibili diversi approcci umani e religiosi per fare o non fare il bene, aiutare o non aiutare gli altri, sollevare o non sollevare le sofferenze del prossimo, lenire o non lenire le piaghe dei fratelli, molte volte più evidenti di quanto non le vediamo e percepiamo, di farsi carico della assistenza di chi si trova dell'estremo bisogno di aiuto. Il primo e più grande Samaritano è proprio Gesù: Egli si è caricato di tutte le nostre sofferenze ed egli continua a lenire le profonde piaghe nel corpo e nello spirito che si aprono frequentemente nella nostra vita e non solo per responsabilità personali, ma anche per quelle degli altri.
Dal libro del Deuteronomio 30, 10-14
Questa parola è molto vicina a te, perché tu la metta in pratica.
Rit. I precetti del Signore fanno gioire il cuore. dal salmo 18
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 1, 15-20
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Dal Vangelo secondo Luca 10,25-37
Chi è il mio prossimo?

Dio è amore, ovvio, lo sappiamo. Almeno questi duemila anni di cristianesimo a qualcosa sono serviti! Il nostro mondo parla e straparla dell'amore: di coppia, tra genitori e figli... Solo che, alla fine, ci rendiamo conto che non è semplice capire in che cosa consiste davvero l'amore. Così il simpatico dottore della legge fa una delle figure più meschine dell'intero vangelo: lui sa, conosce, sfida Gesù ma appena deve concretizzare l'amore resta impantanato, si ferma nelle secche della quotidianità. E Gesù racconta l'amore, l'amore più assurdo, inaudito: un uomo ferito e due devoti che non lo vedono neppure, che tirano diritto pur essendo stati al cospetto di Dio. Tragica farsa dell'essere umano che riesce a costruirsi una fede che lo allontana dal fratello! Ma l'inaudito è tutto in quel invece, un samaritano: un samaritano, cioè un nemico, un cane, uno di quelli da sbattere fuori, che vengono a rubarci il lavoro, si ferma e si prende in carico lo sconosciuto, gratuitamente, senza aspettarsi un premio o un riconoscimento. Ecco l'amore, dice Gesù, saper riconoscere il volto del fratello sempre e comunque, sapere cambiare i programmi della propria giornata sporcandosi le mani del sangue del ferito. E la conclusione, è tagliente: «Non chiederti chi è il tuo prossimo, ma a chi sei disposto a stare vicino...». Facciamoci carico di chi incontreremo, così come Gesù, si è fatto carico di ciascuno di noi!
Il vangelo di oggi ci presenta il messaggio centrale di Cristo: l'amore verso Dio indissolubilmente legato a quello verso il prossimo. Per questo, preghiamo: Signore, insegnaci ad amare.
Nella nostra società sempre più si parla di solidarietà, fraternità e giustizia, mentre si allarga il numero di coloro che negano Dio. Aiutaci, Signore, a comprendere che soltanto dove ci sei tu vivono la carità e l'amore vero. Preghiamo:
I cristiani a volte, per una malintesa fedeltà alla legge, trascurano l'uomo che soffre. Liberaci, Signore, da ogni legalismo e rendici sempre più umani ed evangelici. Preghiamo:
Istintivamente siamo preparati a rivolgere la nostra attenzione alle persone che ci gratificano o ricambiano le nostre attenzioni. Facci comprendere, Signore, che il vero amore è dono gratuito che non attende ricompense. Preghiamo:
Non è certo facile offrire aiuto. Fà, o Signore, che le nostre comunità, mentre si apprestano ad alleviare i disagi economici dei suoi poveri, insieme siano attente alla loro crescita umana e spirituale. Preghiamo:
Dinanzi alla sofferenza dei nostri fratelli può nascere un sentimento di paura o di impotenza. Infondi, o Signore, nel nostro cuore quell'amore che sa trovare sempre una parola o un gesto di solidarietà e di conforto. Preghiamo:
Padre misericordioso, che nel comandamento dell’amore hai posto il compendio e l’anima di tutta la legge, donaci un cuore attento e generoso verso le sofferenze e le miserie dei fratelli, per essere simili a Cristo, buon samaritano del mondo.
LITURGIA DELLE ORE - Volume III
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Prima Lettura
Dal primo libro dei Re (16, 29 - 17, 16)
Il profeta Elia al tempo di Acab, re d'Israele
Seconda Lettura
Inizio del trattato «Sui misteri» di sant'Ambrogio, vescovo (Nn. 1-7; SC 25 bis, 156-158)
Catechesi dei riti pre-battesimali
Domenica della III settimana, ufficio della XV Domenica del tempo ordinario; Te Deum. Antifone al Benedictus e al Magnificat anno C.
Impegno di vita
Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore di darmi un cuore nuovo, capace di cogliere i bisogni dei fratelli, un amore così riconoscente dell'amore da Lui ricevuto che desideri solo di amare ogni "prossimo".
INTENZIONE DI PREGHIERA DEL GIORNO
Perchè le nostre comunità e i singoli fedeli si facciano attenti per cogliere le nuove forme di povertà e di bisogno e si rendano disponibili ad offrire la loro opera di assistenza.
MESSAGGIO DEL GIORNO
Tuo prossimo è chi ha avuto compassione di te. Allora ricordati di amare i tuoi samaritani, quelli che ti hanno salvato, hanno versato olio e vino sulle tue ferite, e riversato affetto in cuore. Non dimenticare chi ti ha soccorso e ha pagato per te. Li devi amare, con gioia, con festa, con gratitudine. E poi da loro imparare. Va e anche tu fa lo stesso. Anche tu diventa samaritano, fatti prossimo, mostra misericordia. Il vero contrario dell'amore non è l'odio, è l'indifferenza. Ermes Ronchi

Domenica 13 Luglio 2025
Alle ore 10 il Santo Padre Leone XIV celebra l'Eucaristia domenicale nella Chiesa parrocchiale di Castel Gandolfo e alle ore 12 la recita dell'Angelus nella Piazza prospiciente il Palazzo Apostolico della residenza estiva.
Le Udienze Generali del mercoledì sono sospese per tutto il mese di Luglio.
L’unico appuntamento pubblico rimane l’Angelus della Domenica (13 e 20 Luglio dalla residenza estiva di Castel Gandolfo).

Domenica 13 Luglio 2025
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Oggi, 12 Luglio, la Chiesa ricorda San Giovanni Gualberto, patrono del Corpo Forestale Italiano |
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Scritto da Giancarlo D'Amico
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Sabato 12 Luglio 2025 07:15 |
Nei dintorni di Firenze il nobile Giovanni Gualberto rintraccia inerme l’assassino di suo fratello: potrebbe ammazzarlo, e invece lo perdona, riceve segni soprannaturali di approvazione ed entra nel monastero di San Miniato. Questa però è una leggenda, tramandata in versioni discordi: vera è solo l’entrata in monastero. Ma rapida è l’uscita, quando monaci indignati gli dicono che l’abate ha comprato la sua carica dal vescovo. Via da San Miniato, via dal monastero infetto. Sta un po’ di tempo con gli eremiti di san Romualdo a Camaldoli (Arezzo) e poi sale tra gli abeti e i faggi di Vallombrosa (Firenze).
Qui lo raggiungono altri monaci fuggiti dal monastero dell’abate mercenario; e con essi verso il 1038 crea la Congregazione benedettina vallombrosana, approvata da papa Vittore II nel 1055 e fondata su austera vita comune, povertà, rifiuto di doni e protezioni. Cioè di quei favori, di quel “patronato” che sovrani e grandi casate esercitano nella Chiesa, nominando vescovi e abati, designando candidati al sacerdozio e popolando il clero di affaristi e concubini.
"Sono afflitto da immenso dolore e universale tristezza... trovo ben pochi vescovi nominati regolarmente, e che vivano regolarmente". Così dirà papa Gregorio VII (1073-1085), protagonista dei momenti più drammatici della riforma detta poi “gregoriana”. Ma essa comincia già prima di lui: anche in piena crisi, il corpo della Chiesa esprime forze intatte e nuove, che combattono i suoi mali: e tra queste forze c’è la comunità di Giovanni Gualberto, che si diffonde in Toscana e sa uscire arditamente dal monastero, con vivaci campagne di predicazione per liberare la Chiesa dagli indegni. A questi monaci si ispirano e si affiancano gruppi di sacerdoti e di laici, dilatando l’efficacia della loro opera, di cui si servono i papi riformatori.
Nel 1060-61 Milano ha cacciato molti preti simoniaci, e per sostituirli Giovanni Gualberto ne manda altri: uomini nuovi, plasmati dallo spirito di Vallombrosa. Dedica grande attenzione al clero secolare; lo aiuta a riformarsi, lo guida e lo incoraggia alla vita in comune: un senso pieno della Chiesa, tipico sempre in lui e nel suo Ordine, e sempre arricchito dalla forza dell’esempio. "La purezza della sua fede splendette mirabilmente in Toscana", dirà di lui Gregorio VII. E i fiorentini, in momenti difficili, affideranno agli integerrimi suoi monaci perfino le chiavi del tesoro della Repubblica.
Giovanni Gualberto muore nel monastero di Passignano, dopo aver scritto ai suoi monaci una lettera che spiega in chiave biblica il valore del “vincolo di carità” fra tutti. Papa Celestino III lo canonizzerà nel 1193. I suoi monaci torneranno nel 1951 a Vallombrosa, che avevano lasciato in seguito alle leggi soppressive del XIX secolo. Nello stesso anno, papa Pio XII proclamerà san Giovanni Gualberto patrono del Corpo Forestale italiano.
Dal libro della Genesi 49,29-33; 50,15-26
Dio verrà a visitarvi e vi farà uscire da questa terra.
Rit. Voi che cercate Dio, fatevi coraggio. dal salmo 104
Dal Vangelo secondo Matteo 10, 24-33
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

Gridatelo sui tetti! L'invito, pieno di drammatica passione, ci viene dalla voce stessa di Gesù, dalla sua ansia di inondare il mondo con la sua Parola, con la sua esperienza. Gridarlo sui tetti: che Dio è grande, che Dio ci ama, che Dio è presente, come il cuore dell'innamorato che, gonfio, vuole comunicare a tutti la propria esperienza. All'uomo indifferente oppure travolto dal caos della vita, Gesù annuncia il tenero volto di un Dio che cammina con noi. Gridatelo sui tetti! E mi vengono in mente tutte le situazioni in cui ci vergogniamo di essere cristiani, in cui precisiamo di credere, sì, ma con molte parentesi, con molte obiezioni, per non sfigurare davanti alla "modernità". In fondo abbiamo paura della nostra fede, crediamo di dovere quasi scusarci, pensiamo che le nostre ragioni vacillino davanti al pensiero contemporaneo. Ma è così? Forse sì, per molti. L'idea che la fede sia una concessione archeologica a soggetti particolarmente fragili ed emotivi, in fondo contagia anche noi. Ma è così? Abbiamo bisogno di approfondire la nostra fede, di scrollarle di dosso la polvere dell'abitudine e del tradizionalismo, per riscoprire il volto straordinariamente umano e compassionevole, credibile e ragionevole del Dio di Gesù Cristo. Gridatelo sui tetti! Non nelle Chiese, non nelle sacrestie, non al piccolo gregge, ma nella piazza, al bar, in ufficio. Gridiamo il Vangelo con la nostra vita!
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