NOTIZIE DI CRONACA
Venerdì 6 Ottobre: tre nuovi Sacerdoti per la Chiesa di Patti PDF Stampa
Scritto da Giancarlo D'Amico   
Venerdì 24 Gennaio 2025 12:22

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre per la 59ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema: Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori (cfr 1Pt 3,15-16):

 

Messaggio del Santo Padre

Condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori (cfr 1Pt 3,15-16)

Cari fratelli e sorelle!

In questo nostro tempo segnato dalla disinformazione e dalla polarizzazione, dove pochi centri di potere controllano una massa di dati e di informazioni senza precedenti, mi rivolgo a voi nella consapevolezza di quanto sia necessario – oggi più che mai – il vostro lavoro di giornalisti e comunicatori. C’è bisogno del vostro impegno coraggioso nel mettere al centro della comunicazione la responsabilità personale e collettiva verso il prossimo.

Pensando al Giubileo che celebriamo quest’anno come un periodo di grazia in un tempo così travagliato, vorrei con questo mio Messaggio invitarvi ad essere comunicatori di speranza, incominciando da un rinnovamento del vostro lavoro e della vostra missione secondo lo spirito del Vangelo.

Disarmare la comunicazione

Troppo spesso oggi la comunicazione non genera speranza, ma paura e disperazione, pregiudizio e rancore, fanatismo e addirittura odio. Troppe volte essa semplifica la realtà per suscitare reazioni istintive; usa la parola come una lama; si serve persino di informazioni false o deformate ad arte per lanciare messaggi destinati a eccitare gli animi, a provocare, a ferire. Ho già ribadito più volte la necessità di “disarmare” la comunicazione, di purificarla dall’aggressività. Non porta mai buoni frutti ridurre la realtà a slogan. Vediamo tutti come – dai talk show televisivi alle guerre verbali sui social media – rischi di prevalere il paradigma della competizione, della contrapposizione, della volontà di dominio e di possesso, della manipolazione dell’opinione pubblica.

C’è anche un altro fenomeno preoccupante: quello che potremmo definire della “dispersione programmata dell’attenzione” attraverso i sistemi digitali, che, profilandoci secondo le logiche del mercato, modificano la nostra percezione della realtà. Succede così che assistiamo, spesso impotenti, a una sorta di atomizzazione degli interessi, e questo finisce per minare le basi del nostro essere comunità, la capacità di lavorare insieme per un bene comune, di ascoltarci, di comprendere le ragioni dell’altro. Sembra allora che individuare un “nemico” contro cui scagliarsi verbalmente sia indispensabile per affermare sé stessi. E quando l’altro diventa “nemico”, quando si oscurano il suo volto e la sua dignità per schernirlo e deriderlo, viene meno anche la possibilità di generare speranza. Come ci ha insegnato don Tonino Bello, tutti i conflitti «trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti»[1]. Non possiamo arrenderci a questa logica.

Sperare, in realtà, non è affatto facile. Diceva Georges Bernanos che «sperano soltanto coloro che hanno avuto il coraggio di disperare delle illusioni e delle menzogne, nelle quali trovavano una sicurezza e che scambiavano falsamente per speranza. […] La speranza è un rischio che bisogna correre. È il rischio dei rischi»[2]. La speranza è una virtù nascosta, tenace e paziente. Tuttavia, per i cristiani sperare non è una scelta opzionale, ma una condizione imprescindibile. Come ricordava Benedetto XVI nell’Enciclica Spe salvi, la speranza non è passivo ottimismo ma, al contrario, una virtù “performativa”, capace cioè di cambiare la vita: «Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova» (n. 2).

Dare ragione con mitezza della speranza che è in noi

Nella Prima Lettera di Pietro (3,15-16) troviamo una sintesi mirabile in cui la speranza viene posta in connessione con la testimonianza e con la comunicazione cristiana: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto». Vorrei soffermarmi su tre messaggi che possiamo trarre da queste parole.

«Adorate il Signore, nei vostri cuori»: la speranza dei cristiani ha un volto, il volto del Signore risorto. La sua promessa di essere sempre con noi attraverso il dono dello Spirito Santo ci permette di sperare anche contro ogni speranza e di vedere le briciole di bene nascoste anche quando tutto sembra perduto.

Il secondo messaggio ci chiede di essere pronti a dare ragione della speranza che è in noi. È interessante notare che l’Apostolo invita a rendere conto della speranza «a chiunque vi domandi». I cristiani non sono anzitutto quelli che “parlano” di Dio, ma quelli che riverberano la bellezza del suo amore, un modo nuovo di vivere ogni cosa. È l’amore vissuto a suscitare la domanda ed esigere la risposta: perché vivete così? Perché siete così?

Nell’espressione di San Pietro troviamo, infine, un terzo messaggio: la risposta a questa domanda sia data «con dolcezza e rispetto». La comunicazione dei cristiani – ma direi anche la comunicazione in generale – dovrebbe essere intessuta di mitezza, di prossimità: lo stile dei compagni di strada, seguendo il più grande Comunicatore di tutti i tempi, Gesù di Nazaret, che lungo la strada dialogava con i due discepoli di Emmaus facendo ardere il loro cuore per come interpretava gli avvenimenti alla luce delle Scritture.

Sogno per questo una comunicazione che sappia renderci compagni di strada di tanti nostri fratelli e sorelle, per riaccendere in loro la speranza in un tempo così travagliato. Una comunicazione che sia capace di parlare al cuore, di suscitare non reazioni passionali di chiusura e rabbia, ma atteggiamenti di apertura e amicizia; capace di puntare sulla bellezza e sulla speranza anche nelle situazioni apparentemente più disperate; di generare impegno, empatia, interesse per gli altri. Una comunicazione che ci aiuti a «riconoscere la dignità di ogni essere umano e [a] prenderci cura insieme della nostra casa comune» (Lett. enc. Dilexit nos, 217).

Sogno una comunicazione che non venda illusioni o paure, ma sia in grado di dare ragioni per sperare. Martin Luther King ha detto: «Se posso aiutare qualcuno mentre vado avanti, se posso rallegrare qualcuno con una parola o una canzone... allora la mia vita non sarà stata vissuta invano»[3]. Per fare ciò dobbiamo guarire dalle “malattie” del protagonismo e dell’autoreferenzialità, evitare il rischio di parlarci addosso: il buon comunicatore fa sì che chi ascolta, legge o guarda possa essere partecipe, possa essere vicino, possa ritrovare la parte migliore di sé stesso ed entrare con questi atteggiamenti nelle storie raccontate. Comunicare così aiuta a diventare “pellegrini di speranza”, come recita il motto del Giubileo.

Sperare insieme

La speranza è sempre un progetto comunitario. Pensiamo per un momento alla grandezza del messaggio di questo anno di grazia: siamo invitati tutti – davvero tutti! – a ricominciare, a permettere a Dio di risollevarci, a lasciare che ci abbracci e ci inondi di misericordia. Si intrecciano in tutto questo la dimensione personale e quella comunitaria. Ci si mette in viaggio insieme, si compie il pellegrinaggio con tanti fratelli e sorelle, si attraversa insieme la Porta Santa.

Il Giubileo ha molte implicazioni sociali. Pensiamo ad esempio al messaggio di misericordia e speranza per chi vive nelle carceri, o all’appello alla vicinanza e alla tenerezza verso chi soffre ed è ai margini.

Il Giubileo ci ricorda che quanti si fanno operatori di pace «saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). E così ci apre alla speranza, ci indica l’esigenza di una comunicazione attenta, mite, riflessiva, capace di indicare vie di dialogo. Vi incoraggio perciò a scoprire e raccontare le tante storie di bene nascoste fra le pieghe della cronaca; a imitare i cercatori d’oro, che setacciano instancabilmente la sabbia alla ricerca della minuscola pepita. È bello trovare questi semi di speranza e farli conoscere. Aiuta il mondo ad essere un po’ meno sordo al grido degli ultimi, un po’ meno indifferente, un po’ meno chiuso. Sappiate sempre scovare le scintille di bene che ci permettono di sperare. Questa comunicazione può aiutare a tessere la comunione, a farci sentire meno soli, a riscoprire l’importanza del camminare insieme.

Non dimenticare il cuore

Cari fratelli e sorelle, di fronte alle vertiginose conquiste della tecnica, vi invito ad avere cura del vostro cuore, cioè della vostra vita interiore. Che cosa significa questo? Vi lascio alcune tracce.

Essere miti e non dimenticare mai il volto dell’altro; parlare al cuore delle donne e degli uomini al servizio dei quali state svolgendo il vostro lavoro.

Non permettere che le reazioni istintive guidino la vostra comunicazione. Seminare sempre speranza, anche quando è difficile, anche quando costa, anche quando sembra non portare frutto.

Cercare di praticare una comunicazione che sappia risanare le ferite della nostra umanità.

Dare spazio alla fiducia del cuore che, come un fiore esile ma resistente, non soccombe alle intemperie della vita ma sboccia e cresce nei luoghi più impensati: nella speranza delle madri che ogni giorno pregano per rivedere i propri figli tornare dalle trincee di un conflitto; nella speranza dei padri che migrano tra mille rischi e peripezie in cerca di un futuro migliore; nella speranza dei bambini che riescono a giocare, sorridere e credere nella vita anche fra le macerie delle guerre e nelle strade povere delle favelas.

Essere testimoni e promotori di una comunicazione non ostile, che diffonda una cultura della cura, costruisca ponti e penetri nei muri visibili e invisibili del nostro tempo.

Raccontare storie intrise di speranza, avendo a cuore il nostro comune destino e scrivendo insieme la storia del nostro futuro.

Tutto ciò potete e possiamo farlo con la grazia di Dio, che il Giubileo ci aiuta a ricevere in abbondanza. Per questo prego e benedico ciascuno di voi e il vostro lavoro.

Roma, San Giovanni in Laterano, 24 gennaio 2025, memoria di San Francesco di Sales.

FRANCESCO

 

Patti: inizieranno a breve i lavori di conservazione e restauro della Basilica Cattedrale “San Bartolomeo” PDF Stampa
Scritto da Massimo Natoli   
Giovedì 23 Gennaio 2025 10:30

Inizieranno nel mese di febbraio i lavori di conservazione e restauro della Basilica Cattedrale “San Bartolomeo”  di Patti. 

L’intervento, finanziato lo scorso mese di maggio dall’assessorato regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana per 200.000,00 euro, si riferisce al restauro esterno ed interno del prospetto principale della Basilica di epoca normanna, la revisione del tetto, il ripristino delle aule catechistiche e l’eliminazione delle aree di umidità presenti all’interno dell’edificio.

Da qui domenica 26 gennaio alle ore 18.00, con il pellegrinaggio giubilare della comunità di San Piero Patti, nella Basilica Cattedrale si celebrerà l’ultima messa.

La consegna della Cattedrale alla ditta esecutrice – “Consorzio VentiMaggio” di Patti – è programmata per gli inizi del mese di febbraio, per un cantiere che avrà la durata di 120 giorni e sarà diretto dai geometri Antonello Pettignano e Giuseppe Arena della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Messina.

Nonostante la chiusura della Cattedrale, in questo periodo non saranno comunque sospese le attività pastorali della Parrocchia; le celebrazioni feriali quotidiane avranno luogo nella chiesetta di “Santa Rosa”, mentre le messe domenicali-festive si celebreranno nella chiesa di “Sant’Antonio Abate” nell’omonimo quartiere e nella Concattedrale nel zona del quartiere San Giovanni.

La catechesi del sabato invece, come da inizio anno pastorale, continuerà ad essere svolta nei locali dell’istituto “Lombardo-Radice” di piazza XXV Aprile.

 

Patti: “Non tagliate quegli alberi, sono monumentali e secolari!” PDF Stampa
Scritto da Massimo Natoli   
Lunedì 20 Gennaio 2025 19:30

Un documento di protesta contro il taglio di due pini secolari a Patti Marina è stato inviato nei giorni scorsi al Sindaco del comune di Patti, al Corpo Forestale del Distaccamento di Patti, alla Soprintendenza di Messina, Al Distaccamento del Corpo Forestale della Regione Sicilia e al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste da parte delle Associazioni Italia Nostra Presidio Nebrodi, Associazione Culturale Salvatore Quasimodo, Associazione PFM ( Progetto Futuro Migliore) e Associazione Caffè Galante.

Le associazioni firmatarie si sono coalizzate esprimendo tutta la loro contrarietà contro la decisione, da parte di privati del condominio “ Il Pino”, di abbattere due pini secolari, della specie Pinus Pinea (Pino domestico), che si ergono con la loro enorme chioma all’interno di quello che una volta costituiva il bellissimo giardino di Palazzo Sciacca, a Patti Marina, risalente alla seconda metà dell’ottocento e dove oggi insistono vari complessi abitativi. 

I due maestosi pini, che si trovano su un’area privata, tra i pochi alberi superstiti allo scempio del parco costituito da alberi secolari abbattuti nel tempo, raggiungono un’altezza tra i 25 e i 30 metri ed essendo alberi secolari sono tutelati dalla legge n. 10 del 14/01/2013 perché presentano tutte le caratteristiche per essere classificati alberi monumentali per la loro età e longevità, (la circonferenza del loro fusto è di
circa 5 metri il primo e circa 4 metri il secondo), per il loro valore naturalistico, paesaggistico e storico culturale oltre a rappresentare testimonianza di memoria storica collettiva.

La suddetta legge detta delle disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali che ciascun comune ha l’obbligo di censire nel proprio territorio e proporre alla Regione in coordinamento con il Corpo Forestale dello Stato affinché vengano inseriti nell’elenco nazionale degli alberi monumentali d’Italia. La giurisprudenza ritiene che anche gli alberi dei giardini condominiali debbano
essere considerati beni propri di tutti i cittadini, a prescindere dal parere della maggioranza dei condomini. Senza considerare che i due alberi che si ergono maestosi non solo svolgono una funzione estetica e di decoro ma offrono dei benefici non solo a chi vive all’interno del condominio ma anche agli abitanti dell’area circostante.

L’albero, infatti, eroga numerosi servizi ecosistemici in favore della collettività sotto il profilo ambientale: drenaggio, stabilizzazione del suolo, depurazione delle acque superficiali, assorbimento di polveri, riduzione della temperatura, assorbimento di CO2 e , riduzione degli inquinanti chimici, valore ornamentale e paesaggistico.

I due alberi, inoltre, possono essere considerati alberi monumentali in quanto alberi secolari di alto fusto che hanno un rilievo storico e culturale perchè inseriti in un contesto architettonico di importanza storica e culturale all’interno del Parco del palazzo baronale Sciacca che risale alla metà dell’ottocento.

Le associazioni firmatarie, pertanto, ritengono che l’esame della stabilità di un albero secolare non può essere approfondita in maniera esaustiva mediante solo un indagine visiva dell’agronomo perchè sono indispensabili prove strumentali scientificamente valide accertanti la stabilità o meno degli alberi, in quanto trattasi di alberi secolari.

Le associazioni firmatarie, pertanto, chiedono di non autorizzare il taglio dei due pini secolari, sospendendo immediatamente la decisione dei condomini del plesso, nel cui terreno insistono i due pini, di abbattere i due alberi monumentali in quanto tutelati dalla Legge 10/2013 e seguenti.

Poi di procedere, da parte del comune di Patti, alla catalogazione dei due pini domestici quali alberi secolari monumentali in quanto possiedono i requisiti per essere definiti tali (età, longevità, circonferenza fusto ed estensione della chioma, valore naturalistico, paesaggistico e storico-culturale);

di provvedere da parte del comune ad effettuare o far effettuare dal condominio le prove strumentali di prassi nei casi di alberi secolari oggi esistenti quali la tomografia sonica 3D ed il pulling test, prova di trazione controllata dell’albero per verificarne la stabilità, capace di simulare la forza del vento che investe la chioma, che rappresentano oggi gli unici strumenti atti a verificare il grado di sicurezza statica dell’albero;

di provvedere, da parte dell’Amministrazione Comunale, alla stesura di uno specifico Regolamento del verde pubblico e privato che preveda la corretta manutenzione delle alberature esistenti nel territorio comunale dando precise disposizioni per salvaguardia dei parchi, dei giardini pubblici e privati avviando, nel contempo, il censimento degli alberi monumentali esistenti in ambito comunale.

Le Associazioni
Italia Nostra Presidio Nebrodi
Associazione Culturale Salvatore Quasimodo
Associazione PFM ( Progetto Futuro Migliore)
Associazione Caffè Galante

 

Patti: chiusa al transito un tratto della strada provinciale 119 di Moreri PDF Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 20 Gennaio 2025 15:30
La Città Metropolitana di Messina ha disposto la chiusura al transito, in prossimità del km 6+300, della strada provinciale 119 di Moreri, nel Comune di Patti.
L'ordinanza, in vigore dal 18 gennaio 2025, è stata emanata a causa del cedimento del corpo stradale, all'altezza dell'ex rifornimento "Malafarina", causato dalle intense precipitazioni dei giorni scorsi.
La viabilità alternativa, per le sole autovetture, è costituita dalla strada di penetrazione agricola Serbeto - Cafocchio - Mortizzi - S. Cosimo.
Il controllo dell’osservanza della prescrizioni è demandata agli organi di Polizia Metropolitana, Polizia Municipale e a quanti altri spetti secondo la vigente legislazione.
 
Settimana per l'Unità dei cristiani: "la testimonianza bella ricca e feconda che proviene da altre esperienze cristiane", riflessione del Vescovo mons. Cesare Di Pietro PDF Stampa
Scritto da Giancarlo D'Amico   
Sabato 18 Gennaio 2025 12:45

Si svolge dal 18 al 25 gennaio la Settimana di preghiera 2025 per l’unità dei Cristiani. Il tema scelto dal dicastero per la promozione dell’Unità dei Cristiani si ispira al brano del Vangelo di Giovanni: “Credi tu questo?” (Giovanni 11,26).

L’appuntamento di quest’anno, in coincidenza con il 1700° anniversario del primo concilio ecumenico, è un invito ad attingere a tale eredità comune ed approfondire la Fede che unisce tutti i cristiani così come è stata espressa nel Credo formulato in quel concilio, a Nicea.

In Sicilia, il dialogo può assumere un significato peculiare: per mons. Cesare Di Pietro, vescovo ausiliare di Messina e delegato dalla Conferenza episcopale siciliana per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, “la nostra cultura, la nostra fede è stata plasmata dal contributo e dall’apporto di tante religioni, di tante dominazioni che si sono stratificate nella storia, ma che si sono anche integrate. Appunto per questo oggi dialogare significa non solo accogliere, ma anche assumere il positivo, la testimonianza bella, ricca e feconda che proviene da altre esperienze cristiane”. E dalle Chiese cristiane di altra confessione, “il nostro cattolicesimo a volte sbiadito, intermittente, piuttosto opaco e superficiale” può imparare: per il vescovo “ci sono fratelli di altre confessioni che vivono nella loro fede con entusiasmo, al di là delle differenze dottrinali dobbiamo cogliere questo fervore per rianimarci di entusiasmo anche noi, per ritrovare l’essenza del nostro cristianesimo”.

Un pensiero particolare, poi, il delegato CESi per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso lo rivolge alla Giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei, giunta alla XXXVI edizione, celebrata il 17 gennaio: spiega le strategie nazionali che saranno adottate anche nelle diciotto diocesi dell’Isola, al fine intanto “per recuperare un dialogo più fecondo con i nostri fratelli maggiori”, ma anche “per illustrare in maniera chiara e profonda le radici della nostra fede cristiana che risiedono nell’Ebraismo” e “per cogliere il valore della cultura ebraica a fronte di un crescente antisemitismo che va decisamente combattuto”.

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